Il nuovo anno sociale di Scholé, dedicato al tema della Cura, si apre con due iniziative che toccano altrettanti nodi politici e scientifici del mondo contemporaneo e il cui approfondimento non è affatto periferico rispetto alla cura come pratica sociale capace di immaginare e produrre forme di vita più amichevoli e gentili.
La guerra, come suggeriscono Michael Hardt e Sandro Mezzadra, è ormai diventata un regime globale che plasma l’economia capitalistica, le relazioni tra gli Stati e l’ambiente socio-ecologico. Abbiamo pensato di avviare un programma di riflessione sul perché della guerra concependola come nozione teorica e come fenomeno politico-militare non separabile da un intero ordine di questioni che connette l’ingiustizia sociale e ambientale, le trasformazioni dell’economia di mercato, la forza e i limiti del diritto interno e di quello internazionale, i processi di aziendalizzazione e di militarizzazione dei luoghi della cura del sé come la scuola e l’università, le condotte violente nei confronti della vita a partire dalla violenza di genere. Tutto sommato il potere dell’immaginazione ci porta ad affermare che dire di no alla guerra oggi significa desiderare la fine dello sfruttamento capitalistico degli esseri umani sugli esseri umani e degli esseri umani sulla natura. Il progetto in progress Perché la guerra? ha visto il suo momento introduttivo la scorsa primavera con l’intervento di Claudio De Fiores (Università della Campania “Vanvitelli”) che ha ragionato intorno alla guerra e per la pace a partire dal diritto interno e dagli strumenti forniti dalla Costituzione. La prima tappa con cui intendiamo indagare la connessione tra la guerra e l’ordine di questioni sopra abbozzato è fissata per il 10-11-12 gennaio 2025 e sarà animata da Gennaro Avallone (Università di Salerno) che si soffermerà su Guerra, migrazioni, ecocidio: un nesso per comprendere le guerre contemporanee. L’iniziativa è dedicata ai civili palestinesi, che continuano a essere violentati da un centinaio di anni (il mandato britannico della Palestina è del 1920) senza soluzione di continuità.
Il clima e i problemi del cambiamento climatico non sono certo riducibili a motivi di ordine meccanicistico, come se la questione fosse spiegabile per mezzo di cause naturali. Per questa via il detto di Chico Mendes è significativo allorché ammonisce chi scambia l’ecologia per giardinaggio perché dimentica la lotta di classe, cioè la storia. Ciò non toglie, tuttavia, che le scienze sociali e politiche - e anche la filosofia - volenterose di occuparsi di ecologia profonda dialoghino con la fisica e in particolare con quegli scienziati che studiano la natura come un sistema complesso, cioè come un grande organismo vivente dotato di spontaneità e imprevedibilità, di una certa dose di aleatorietà. L’ambiente e il clima sono temi che rifiutano la divisone tra le discipline e dunque non si dà etica dell’ambiente senza una fisica dell’ambiente e viceversa. Il WE sul clima che abbiamo previsto per il 21-22-23 febbraio 2025, a cura di Davide Faranda (CNRS di Parigi) e dal titolo Cambiamento climatico nel Mediterraneo: comprendere per agire, oltre a essere strettamente legato alla riflessione sulla guerra rientra più in generale nell’interesse di Scholé circa la questione ecologica e l’indagine sulla physis (Scuola Estiva 2023). Si tratta cioè di una iniziativa che ricade nel solco dello studio già avviato su scienza, tecnica e natura, che ha visto la sua provvisoria conclusione nello scorso anno sociale con il focus su phronesis e cioè sugli aspetti etico-politici della relazione uomo-ambiente.
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COME PARTECIPARE
Quota di partecipazione al singolo WE:
- 30 €.
- 20 €. (soci Scholé)
- 10 €. (studenti liceali / on-line)
Ai partecipanti sarà consegnata l'antologia con i materiali scelti dal relatore, il quaderno e la penna e l'attestato di partecipazione. Per l'iscrizione sarà creato un apposito modulo on-line e comunque potrà essere effettuata anche in presenza il primo giorno del WE. Per versare la quota sarà possibile effettuare un bonifico, utilizzare PayPal, donarla in presenza. Per info:
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ABSTRACT
Gennaro Avallone Guerra, migrazioni, ecocidio: un nesso per comprendere le guerre contemporanee
Il rapporto tra guerra e crisi ecologica strutturale è divenuto sistematico negli ultimi 50 anni. Dall’invasione statunitense del Vietnam in avanti, questo nesso ha assunto in una serie di casi le forme dell’ecocidio, costituendo l’inabitabilità degli ambienti di vita a lungo oltre che a breve termine come una condizione sempre più probabile delle guerre. Secondo alcuni analisti, essa è parte delle strategie militari e, quindi, non ne è una conseguenza non voluta o secondaria. Così come non lo è la produzione di rifugiati e sfollati interni, anche essi oggetti di progetti militati e politici che tendono a renderli mere pedine a disposizione dei poteri che si combattano. Questa subordinazione agli interessi della guerra è resa ancora più grave dalle politiche migratorie internazionali che hanno teso durante l’ultimo cinquantennio, con un’accelerazione e intensificazione nell’ultimo trentennio, a ridurre la mobilità e le vie di fuga per le persone potenziali richiedenti asilo. Il contributo alla discussione proposto ha, in definitiva, l’obiettivo di mostrare i nessi strutturali che tengono insieme le politiche ostili alle migrazioni forzate (dunque, con specifici tratti di autonomia dal controllo dei cosiddetti flussi esercitato dagli Stati) con quelle di guerra ed ecocidio, giungendo alla conclusione secondo cui il movimento pacifista e il movimento per la giustizia climatica possono agire coerentemente con le loro ambizioni nel mondo di oggi solo se mettono al centro della propria iniziativa la rivendicazione del diritto universale di circolazione.
Davide Faranda Cambiamento climatico nel Mediterraneo: comprendere, per agire
Il cambiamento climatico è una delle sfide più urgenti del nostro tempo, e il Mediterraneo è una delle regioni più vulnerabili. I suoi effetti sono già evidenti: dall’aumento delle temperature alla crescente frequenza di eventi estremi come siccità, incendi e alluvioni. Questo weekend di interventi è dedicato a esplorare le basi scientifiche del cambiamento climatico, a sperimentare soluzioni interattive e a discutere le azioni concrete che possiamo intraprendere per adattarci e mitigare gli impatti futuri. Venerdì: Inizieremo esplorando le basi fisiche del cambiamento climatico. Capiremo i meccanismi che stanno dietro all’aumento delle temperature, l’innalzamento del livello del mare e i cambiamenti nei modelli climatici, con un focus particolare sugli impatti nel Mediterraneo. Sabato: La giornata sarà dedicata a un’attività coinvolgente. Giocheremo insieme a ClimarisQ (https://climarisq.ipsl.fr/it/), un gioco interattivo che simula decisioni politiche e sociali di fronte a scenari climatici futuri. Questa attività ci aiuterà a riflettere sulle conseguenze delle nostre scelte e sull’importanza di una governance climatica efficace. Domenica: Concluderemo discutendo di adattamento al cambiamento climatico. Esamineremo strategie concrete per mitigare i rischi e adattare le nostre comunità ai nuovi scenari climatici, condividendo esperienze e soluzioni pratiche applicabili a livello locale e regionale.