ABSTRACT

Manuela Giordano ci parla di...

29/07/24 ore 9.30
ex Convento dei Minimi

Edipo e il paradosso del phronein 

Al verso 316 dell'Edipo re di Sofocle, Tiresia, l'indovino cieco di Tebe, entrato in scena e trovatosi al cospetto di Edipo, esclama: “Ahimè! Intelligenza (phronein)! Terribile faccenda quando non giova a chi la possiede!”.  Con questa sentenza chi possiede il sapere mantico, ovvero la capacità di vedere e conoscere oltre il fenomenico, definisce il phronein come deinon, qualcosa di straordinario e spaventoso al tempo stesso, che il destino di Edipo illustra tragicamente. La figura e la vicenda del figlio di Laio così come sono narrate nel dramma sofocleo costituiscono il paradigma della percezione ateniese di quelle capacità ed attitudini cognitive designate da phronein.

La tragedia sofoclea mostra la phronesis come dono ingannevole, duplice, ambiguo, che da un lato innalza chi lo possegga in massimo grado, come avviene per l'Edipo risolutore di enigmi e “primo tra gli umani”,  ma dall'altro impedisce di espandere realmente lo sguardo sulla complessità del reale e su ciò che a questo tipo di intelligenza è invisibile. Questa unilateralità del phronein non soltanto “non giova a chi la possiede”, ma paradossalmente predispone alla caduta, al contrario dell'intelligenza, un'incapacità di comprendere portata fino alla cecità. In questa direzione esploreremo come la vicenda di Edipo, nella sua trattazione ateniese ma non solo, può rappresentare un monito e un invito alla consapevolezza di quanto l'uso unilaterale delle capacità cognitive dell'essere umano ne facciano, come ebbe a dire Marcuse, un essere 'a una dimensione', ed oggi più che mai. Concentrato sul successo individuale e individualistico, sul controllo di sé e della realtà esterna, l'essere umano rischia di perdere di vista l'insieme, la complessità e di incontrare quel fallimento che, Edipo novello, cerca nevroticamente di evitare. 

Manuela Giordano è docente di Lingua e letteratura greca all'Università di Siena. Dopo un post-dottorato presso “L’Orientale” di Napoli, è stata Golda Meir Fellow nel 1999 presso “The Hebrew University of Jerusalem”, dove ha poi insegnato per tre anni. È stata ricercatrice di Letteratura greca presso l’Università della Calabria, numerosi i periodi di insegnamento e come visiting professor in contesti internazionali, tra i quali l’università di Chicago, Parigi (dove è stata professeur invitée al EHESS nel 2010), Cambridge, St Mary’s College e “The American University in Rome”. Tra le principali pubblicazioni, ricordiamo Submerged Literature. Comparative and Anthropological perspectives, (con A. Ercolani), 2016; Submerged Literature in Ancient Greek Culture. An Introduction, (con G. Colesanti), 2014; Iliade I. La peste – l’ira (Introduzione e commento), 2010.

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