Phronesis. Questa paroletta, che nella lingua dei filosofi greci antichi significa saggezza, chiude un ciclo di ricerca, di incontri e di seminari sviluppatosi attorno a quattro temi: epistème, téchne, physis e, adesso, phronesis. Riprendendo lo schema aristotelico, fatto proprio nel cuore del Novecento da Hannah Arendt, con ‘saggezza’ s’intende il sapere che guida l’azione e che perciò si contrappone alla scienza come sapere teoretico-contemplativo interessato a oggetti eterni e necessari come Dio, la matematica, la natura. «La disciplina razionale delle faccende umane: cioè il comportamento razionale in ogni campo o la virtù che determina ciò che è bene o male per l’uomo», così recita l’incipit della definizione del termine contenuta nel Dizionario di Abbagnano.
Già a proposito della scienza e della tecnica, abbiamo avuto l’occasione di saggiare affinità e differenze concettuali, anche alla luce della svolta moderna che fa della scienza un sapere sempre più contaminato dall’utilità tecnico-produttiva. Allo stesso modo, pure a proposito della saggezza è interessante perlustrare i rapporti che essa ingaggia con la conoscenza scientifica e filosofica e con le operazioni tecnico-produttive. Che cosa distingue l’avvedutezza dell’azione politica, la saggezza della praxis, dalla razionalità solitaria, distaccata dalle faccende umane e fine a se stessa della scienza e della filosofia? È davvero sensato tenere separati i due ambiti oppure conviene connetterli? E come concepire la coppia praxis/poiesis, ossia phronesis/téchne, imperniata su due termini che al contempo si oppongono e si collegano? La condotta media degli esseri umani non prevede forse tanto l’agire quanto il fare?
Nell’ambito del programma elaborato da Scholé, è inoltre interessante chiedersi che cos’è oggi la phronesis e quali risposte etico-politiche essa può dare alla questione ecologica provocata dall’impatto della tecnoscienza sulla natura. Certamente, la domanda sulla contemporaneità non è separabile dall’indagine di fondo circa l’origine e gli sviluppi della phronesis a partire dalla filosofia greca della polis (Sofisti, Socrate, Platone, Aristotele) e dagli interrogativi che a titolo d’esempio abbiamo menzionato sopra. Per chiudere questa presentazione, riportiamo un brano di Arendt (Che cos’è la politica?), riportato anche nelle pagine interne, che dà una lettura assai significativa della phronesis perché collegata con la libertà e la lotta contro la tirannide: «la misura di ogni attitudine specificamente politica, risiede nella phronesis, quel discernimento dell’uomo politico (il politikos, non l’uomo di governo, che in quel mondo non esisteva proprio) così poco affine alla saggezza che Aristotele poté addirittura definirlo in netto contrasto con la saggezza del filosofo. Comprendere una situazione politica non significa altro che acquisire e avere ben presente un quadro quanto più vasto dei possibili punti di vista e posizioni dai quali la situazione può essere considerata e giudicata. Di quella phronesis, che per Aristotele è la vera virtù cardinale del politico, si perdono le tracce per molti secoli. La ritroviamo in Kant, nell’analisi del senso comune quale facoltà del giudizio. Egli la chiama il “pensiero aperto”, e la definisce espressamente la capacità di “pensare mettendosi al posto di un altro” […]. In verità, nella filosofia kantiana, la facoltà prettamente politica non è la ragione legislativa ma il giudizio, caratterizzato dalla possibilità di elevarsi al di sopra delle “condizioni soggettive e individuali del giudizio”. Ai sensi della polis, l’uomo politico nella sua particolare disposizione era anche il più libero, poiché grazie al suo discernimento, alla sua facoltà di tenere conto di tutte le posizioni, aveva massima libertà di movimento [...] Una cosa può mostrarsi sotto molti aspetti soltanto se vi sono molti ai quali essa appare da prospettive sempre diverse. Dove questi altri uguali e le loro opinioni particolari sono aboliti, come ad esempio nella tirannide in cui tutti e tutto sono sacrificati all’unico punto di vista del tiranno, nessuno è libero e nessuno è in grado di discernere; neppure il tiranno».
Questa antologia contiene i testi scelti dai docenti che abbiamo invitato a tenere i seminari: Giuseppe D’Anna (Università “Cattolica” di Milano), Fabiola Falappa (Università di Macerata), Arianna Fermani (Università di Macerata), Luca Mori (Università di Pisa), Silvia Pierosara (Università di Macerata). Grazie a loro per la preziosa disponibilità e per la collaborazione.